Gesù nell’islam

 

Approfondimenti.


L’islam fin dalle origini ha mostrato curiosità e interesse per la figura di Gesù (Îsâ), che viene menzionato in 15 sure («capitoli» del Corano) su 114, per un totale di 93 versetti, e anche per il cristianesimo in generale. È sbagliato pensare alla storia tra l’islam e il cristianesimo come una contrapposizione continua, con fasi di scontri duri e sempre possibili anche oggi.



Hagia Sofia ad Istanbul, mosaico raffigurante Gesù


Ci sono importanti testimonianze del passato che dimostrano grande attenzione ed interesse da parte dell’islam verso il cristianesimo: per esempio edizioni bilingue dei Vangeli, in arabo e in greco, dell’XI secolo; dettagliate descrizioni dell’Europa fatte da cartografi arabi, una vita di Gesù interpretata dal poeta persiano Nizami e opportunamente miniata. Tutto questo dimostra che la storia dell’islam e del cristianesimo è fatta di continuità e d’interesse, di importanti momenti d’incontro, anche se spesso è stata caratterizzata da forti sconti. 

Ma è importante lavorare perché gli scontri di ieri (crociate), come quelli di oggi (l’attacco alle Torri Gemelle e gli altri attentati terroristici), non abbiano il sopravvento sulle situazioni di convivenza pacifica e di confronto positivo tra le due religioni e culture. Se il dialogo è stato possibile in passato, lo deve essere anche oggi; anzi, forse è ancora più necessario.

Gesù per l’islam è un grande profeta e il Corano parla di lui sempre con rispetto e ammirazione, anche se si nega che sia Figlio di Dio, come invece afferma la fede cristiana. L’islam, professando l’assoluta unicità di Dio, rifiuta il concetto della Trinità e di conseguenza anche la divinità di Gesù. Egli è definito come «figlio di Maria», e a sua madre – riconosciuta come «vergine» (sura 3,47) – è dedicata l’intera sura 19; ella è venerata e rispettata come nessuna altra donna.




La Vergine Marica con Gesù in una miniatura persiana

Si riconosce che Gesù è stato il più grande profeta prima di Maometto e a lui si attribuiscono grandi miracoli, compiuti in nome di Dio. Ma rimane sempre e soltanto un uomo, non Dio. I testi coranici, influenzati da alcuni vangeli apocrifi e da forme di eresie cristiane, non riconoscono la morte di Gesù in croce: «Non l’hanno né ucciso né crocifisso, ma qualcuno fu reso ai loro occhi simile a lui» (sura 4,157). E questo perché Dio non poteva lasciare nell’umiliazione della sconfitta un suo grande profeta.


Il profeta Gesù, miniatura persiana del XVIII secolo. Téhéran (Iran), Biblioteca del Parlamento.


Di Gesù, come abbiamo visto, si parla molto nell’islam; ma bisogna anche riconoscere che i punti di diversità sono notevoli e tutt’altro che secondari. Come afferma questo versetto del Corano, Gesù è comunque inferiore a Maometto: «Ricorda quando Gesù, figlio di Maria, disse: “Io sono il Messaggero di Dio, inviato a voi per annunciare un Messaggero che verrà dopo di me, ed il cui nome è Ahmad”» (sura 61,6).


Tratto da S. Bocchini, 175 schede per l’insegnamento della Religione nella scuola superiore, EDB, P. 292

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